Salvatore La Motta ergastolano in regime di semilibertà, in permesso premio di una settimana ha ucciso con un colpo alla testa due sue ex, una 48enne e una 50enne.
La redazione
Il sessantatreenne Salvatore La Motta, killer di mafia e fratello di un esponente di spicco del clan Santapaola-Ercolano, ergastolano in regime di semilibertà, che gli permetteva di lavorare fuori dal carcere e rientrare di sera, aveva ottenuto anche un permesso premio di una settimana. Ieri l’ultimo giorno della licenza.
Si è suicidato sparandosi un colpo di pistola davanti ai Carabinieri della locale caserma di Riposto, in provincia di Catania. Sembrava volersi costituire per il femminicidio di due donne, all’improvviso la svolta suicida.
Il La Motta avrebbe avuto una relazione con entrambe le vittime. Ha ucciso per prima la quarantottenne Carmelina Marino, sparandole un colpo alla testa dopo essersi avvicinato all’auto di lei. Sul luogo del delitto sarebbe stato accompagnato e aiutato ad allontanarsi dal cinquantacinquenne Luciano Valvo, arrestato oggi dai Carabinieri. Poi va ad un successivo appuntamento, e raggiunge la cinquantenne Santa Castorina. Ferisce a morte anche costei con un colpo alla testa mentre era nella sua macchina e la lascia morente. Il 118 intervenuto prontamente ha cercato inutilmente di rianimarla.
Salvatore La Motta era, stranamente. in possesso di una pistola. Arrestato il 16 giugno 2000 e condannato all’ergastolo dalla Corte d’Appello di Catania per essere stato tra i killer del “gruppo di fuoco” che il 4 gennaio del 1992 davanti a un bar del paese uccise Leonardo Campo, di 69 anni, ritenuto dagli investigatori uno dei capi storici della malavita di Giarre.
Salvatore è fratello di Benedetto La Motta, detto Benito, condannato a trent’anni per l’omicidio di Dario Chiappone, il 27enne ucciso con sedici coltellate alla gola e al torace sempre a Riposto, la sera del 31 ottobre del 2016. Benedetto La Motta è risultato nel processo un esponente di spicco del clan Santapaola-Ercolano.
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