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Enrico Mattei è stato un nobile condottiero della patria sociale ed economica. All’occorrenza capitano di ventura, per il dinamismo con il quale coglieva il senso degli avvenimenti e la capacità di sorprendere, nel tessere alleanze con gli amici e predisporre la difesa dai nemici. Seppe essere guelfo o ghibellino a seconda dei bisogni, ma in nome di un concetto più elevato, quello di Nazione o meglio di “sviluppo della Nazione. Si mosse in un’Italia sconvolta dalla Seconda Guerra Mondiale, quando le venne imposta la pace cartaginese del Trattato di Parigi, del 1947. Vide più e meglio degli altri le potenzialità di un Paese in un consesso all’interno del quale si era già seduto quel convitato di pietra chiamato Guerra Fredda.
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Enrico Mattei era nato ad Acqualagna, un piccolo paese delle Marche, nella provincia di Pesaro – Urbino, il 29 aprile 1906, da una famiglia di modeste origini e risorse economiche, comunque non disagiata. Nato da Angela Galvani e Antonio Mattei, quest’ultimo sottufficiale dei carabinieri, divenuto famoso per avere catturato il brigante Musolino, il re d’Aspromonte. Il giovane Enrico che vivrà presto con la sua famiglia nella cittadina di Matelica non era particolarmente attratto dallo studio scolastico (diverrà ragioniere a Milano, studiando la sera) ma dimostrò presto una eccezionale attitudine ad imparare tutto e di tutto, approfondendo la chimica, la geologia, l’economia industriale, aiutato in ciò da una intelligenza agilissima e da una memoria duttile e plastica. Lavora nella conceria Fiore, la più importante industria di Matelica, diventandone presto direttore. A Milano otterrà poi l’incarico di venditore alla Max Mayer, nel ramo vernici e solventi. Sarà nella capitale lombarda che incontrerà e diverrà amico di Ezio Vanoni (futuro ministro della ricostruzione) e Marcello Boldrini che sarà il suo mentore. S’iscrive nel 1931, al Partito Fascista e grazie ad un provvido prestito bancario fonda la sua personale industria chimica. Nel 1936 si sposa, e sarà un matrimonio felice, con Greta Paulas. Da quegli anni inizia la sua vertiginosa ascesa. All’approssimarsi della fine del conflitto bellico si avvicinerà alla sinistra cattolica milanese, a lui più congegnale per il suo afflato cristiano e sociale, tanto che il 5 maggio 1945 può addirittura sfilare con i capi del Comitato di Liberazione Nazionale, in qualità di comandante delle forze partigiane bianche, formate dalle Brigate del Popolo e dalle Fiamme Verdi. Mattei, inesorabilmente innamorato del settore energetico, sarà il primo a credere nelle possibilità di estrazione delle ricchissime riserve di gas imprigionate nel sottosuolo italiano, giungendo a condurre le operazioni di perforazione, in un lembo della pianura padana, mediante un trivellatore Derrick, del pozzo di Caviaga 2, ed estraendo da esso parti di petrolio e metano. Nel 1945, dopo essere stato nominato Commissario Straordinario dell’Agip, riceverà l’incarico di sospendere la ricerca petrolifera (per favorire le opere di estrazione da parte delle Compagnie private) e liquidare la stessa Agip. Disobbedirà e rilancerà, grazie alle sue alte amicizie politiche, il ruolo dell’Azienda di Stato, con la perforazione del giacimento di Caviaga 1. Il pozzo di Cortemaggiore, poi, visitato il 24 aprile da Ezio Vanoni e Alcide De Gasperi, ottiene infine la benedizione del Governo. Nel 1952 si spinge sino a Ravenna con la campagna di esplorazioni. E’ il primo in Italia ad applicare su larga scala la scienza della sismica a riflesssione, attinta alle esperienze statunitensi. Grazie a lui, nel 1953, con Legge del 21 febbraio, nasce l’Eni. Siamo ad un punto di svolta, epocale.
L’Italia possiede ora una holding mista, finanziaria e industriale, che tutto coordina, dirige e organizza, suscitando così le prime gelosie delle compagnie petrolifere americane, composte dalle famose “Sette Sorelle”. Si affacciano alla ribalta della politica e dell’economia i suoi primi nemici: le Compagnie stesse, Don Luigi Sturzo che tuona contro il suo “monopolio”, Indro Montanelli che lo attaccherà dal Corriere della Sera.
Di fatto, Enrico Mattei comincia a fare anche politica estera e la cosa non piacque ad Amintore Fanfani che ingrossò la schiera dei suoi avversari dichiarati, ma Enrico Mattei non si ferma. Stringe importanti accordi con l’Egitto di Nasser, nel 1954, con l’Iran e con Mohammad Mossadeq che esautora addirittura l’Anglo Irarian Oil per stabilire con Eni un rapporto privilegiato e, finalmente, alla pari.
L’11 novembre 1960, la svolta storica con l’Urss (accordo con Nikolai Patolichev) per comprare al costo di 100 milioni di dollari, il gas russo con un risparmio del 40% mediante un parallelo scambio di prodotti di alta manifattura tecnologica italiana. Viene poi la volta del fronte economico algerino e in quel frangente riceve minacce dall’OAS, l’organizzazione paramilitare francese contraria all’indipendenza della sua colonia. L’8 gennaio 1962 subisce l’attentato del “cacciavite” quando all’interno del motore del suo bireattore viene trovato l’attrezzo che avrebbe dovuto bloccare i motori in volo, facendolo precipitare.
E’ un segnale inequivocabile. Poco prima dell’accordo con il generale iracheno Qasim, giunge la fatidica e terribile data del 27 ottobre 1962.
Al ritorno dal viaggio di Catania, nei cieli di Bascapè, non lontano da Pavia, il bireattore “Morane Saulnier 760/B Paris I – Snap” esplode in volo. Le successive indagini messe in atto dalla Procura di Pavia e le tante testimonianze dirette e indirette, lo qualificheranno come un attentato e non come un incidente. Enrico Mattei non era stato solamente un grande imprenditore pubblico. Vi era in lui, un innato senso dell’aggregazione, che si traduceva anche nelle innumerevoli iniziative sociali per il personale, nelle provvidenze per i lavoratori del gruppo come anche nella creazione di servizi sociali e nella costruzione di abitazioni per suoi dipendenti (i centri di Borca di Cadore e di Pugnochiuso). Era stato capace di conquistare il cuore dei suoi dipendenti, grazie alla sua affabilità e comprensione della dignità umana. Dal 27 ottobre 1962, la storia d’Italia, di quella Italia, non sarà più la stessa. Era stato tolto di scena un uomo che, amato o criticato che fosse, stava per offrire alla nazione un diverso futuro possibile.