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Giuggianello e la polemica Pnrr: «Il finanziamento al museo? Non è uno spreco di risorse»

Il sindaco si difende ma la struttura è senza dipendenti

Michele De Feudis

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Michele De Feudis

07 Aprile 2023

La polemica sulla difficoltà di spendere le risorse del Pnrr da un lato a evidenziato la tendenza della Lega a ridimensionarne la portata politica per il Paese («piuttosto che spenderli male, meglio non spenderli», ha tuonato il capogruppo del Carroccio alla Camera, Riccardo Molinari), dall’altro ha acceso i riflettori sui progetti presentati dai comuni, alcuni dei quali davvero poco convincenti, se non al limite del buon senso.

Ci sono certamente casi limite, come lo scandalo del progetto promosso dall’Unione dei comuni del distretto ceramico, in Emilia, che ha chiesto il finanziamento di 222mila euro per un fantomatico «giro di briscola», o il Comune di Ficarra in Sicilia che impegnerà 100mila euro per un museo del giocattolo medioevale, ma 2.0 (che vorrà dire?). In questa rassegna di stramberie è finito anche il Comune di Giuggianello, comunità di mille anime nel Basso Salento, la più piccola della provincia. La «Gazzetta» ha chiesto lumi al primo cittadino Luca Benegiamo, esponente del Pd alla guida di una coalizione civica trasversale.

Sindaco, trecentomila euro per un progetto di “audio, video e disco”?

«Abbiamo il Museo della civiltà contadina, tra un po’ anche archeologico, e con i 300mila euro del Pnrr puntiamo a rendere accessibile la struttura anche alle persone con disabilità o con difficoltà della deambulazione».

(Il sito internet del museo www.centrodiculturagiuggianello.com è un capolavoro di nonsense perché indica che la struttura è allo stesso tempo aperta ma chiusa temporaneamente “come da Dpcm”, forse per un mancato aggiornamento post Covid).

Con queste risorse che interventi sono previsti?

«Faremo interventi strutturali per eliminare le barriere architettoniche ma anche lavori immateriali».

A cosa si riferisce?

«Realizzeremo audioguide o cartelli in braille per visitatori ipovedenti. La nostra è una precisa scelta politica».

Bene, ma il progetto è però stato criticato da alcuni osservatori…

«Secondo questi criticoni, rendere accessibile un Museo della civiltà contadina alle persone che hanno difficoltà è uno spreco? Credo di no. Il museo per noi è importante».

Che visione c’è dietro?

«Potevamo partecipare solo a un bando di 300mila euro perché siamo sotto i 3000 abitanti. E sul museo arriveranno anche risorse del bando dei borghi, al quale abbiamo partecipato con il vicino comune di Minervino. Nel nostro spazio culturale auspichiamo che venga aperta anche una sezione archeologica».

Doveva essere aperta da molti anni.

«Su questo fronte auspichiamo di realizzare un hub al servizio dell’Università di Lecce, con cui abbiamo sottoscritto protocolli d’intesa, al fine di utilizzare uno spazio-laboratorio per i ricercatori, con accanto una foresteria».

Cosa vorreste esporre nella parte archeologica del plesso?

«Abbiamo richiesto reperti già catalogati che sono in una cantina nel museo di Taranto. Altri li abbiamo chiesti a Lecce. Vogliamo una struttura che parli della storia del nostro territorio. Le richieste di risorse per allargare la fruibilità del museo si incastrano con l’orizzonte archeologico».

Le polemiche sono dunque ingiustificate?

«Non sta a me giudicare la destinazione di queste risorse. Vogliamo creare un acheo-hub per raccordare UniSalento e il nostro territorio».

Quanti dipendenti ha adesso il Museo della civiltà contadina?

«Nessuno, al momento. Con i fondi del Pnrr ci sarà la possibilità di avere in convenzione dei gestori per tre anni».

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