Roma, 2 apr – Una società che considera la preparazione di un pasto per la persona amata come una sottomissione al patriarcato ed elogia la bruttezza pur di non piegarsi ai dettami maschili, non poteva che partorire mostri. Il movimento #Tradwives, che si oppone agli eccessi del femminismo con video dietro i fornelli, per quanto possa sembrare anacronistico, persino ridicolo, non è meno sintomatico della realtà dei fatti. Più che un movimento, è una tendenza sempre più popolare sui social network ed appare sotto diversi hashtag: #tradwife, #tradfem #vintagehousewife #stayathomegirlfriend… Queste donne, spesso molto giovani, promuovono lo stile di vita familiare tradizionale (TradWife for Traditional Wife), dove i ruoli di genere sono rigorosamente definiti e rispettati. Rivendicano una presunta femminilità e difendono la loro scelta di incarnare la casalinga perfetta. Le fidanzatine casalinghe che troviamo sui social sono carine, trasudano salute, e in confronto ai nostri procioni con i baffi femministi, dobbiamo ammettere che si tira un sospiro di sollievo!
Voglia di un ritorno alla famiglia tradizionale?
Un’estetica – atmosfera da pubblicità americane anni ’50 – rivelatrice, che evoca la nostalgia di un tempo in cui tutto sembrava andare per il meglio, quando il rapporto tra uomini e donne non somigliava a un incontro di boxe o a una gara cervellotica, calcolatrice alla mano. Un tempo in cui le famiglie erano più unite, più forti, durature. Queste centinaia di video per “far sentire un uomo amato e valorizzato, prendendosi cura di lui e occupandosi di una bella casa accogliente”, sono tutte manifestazioni della crisi della femminilità nelle società occidentali. : quello che dovrebbe essere normale, naturale, sano è guardato con sospetto, deriso, condannato; si sente così il bisogno di difenderlo, arrivando addirittura a spiegarlo.
Due facce della stessa medaglia?
Gli elenchi delle loro incombenze quotidiane suonano anche come una rivendicazione, per riabilitare un ruolo denigrato dalla modernità, “quello che facciamo conta, non valiamo meno di chi ha scelto la carriera”. Come biasimarle? Tuttavia, il problema emerge quando scadono nella caricatura. “Non vado mai in palestra senza mio marito. Mai!” proclama Estee Williams, una delle influencer più seguite su TikTok. “Una moglie trad deve sottomettersi a suo marito.” Peccato. Perché così facendo restano prigioniere del quadro imposto dal femminismo e dalla sua vulgata marxista che considera i rapporti tra i sessi solo dal punto di vista dominato/dominante. Le femministe dicono che prima le donne erano soggette ai loro mariti? Incarniamo allegramente questa sottomissione! Così facendo però tendono a fraintendere la vera storia delle donne e delle relazioni all’interno della nostra civiltà. Una storia che, senza essere lineare, non può assolutamente ridursi a questa “sottomissione”.
Un antifemminismo vintage
In realtà, queste trad wives fanno riferimento più al modello della donna americana degli anni ’50 – con il suoi carico di pubblicità degli ultimi elettrodomestici sotto l’albero – che a quella della Tradizione. Perché la nostra Tradizione, non smetteremo di ripeterlo, è quella delle donne forti, che non hanno mai veramente fatto le serve. Andate a chiedere alle vostre nonne in campagna se si sentivano sottomesse al nonno! La mia sarebbe scoppiata a ridere. Affermare: “Mio marito non fa le faccende domestiche. Lui lavora, l’ultima parola in fatto di acquisti spetta a lui” – è dimenticarsi che l’economia domestica è storicamente sempre stata di competenza delle donne. Quello che la pubblicità capitalista ha capito molto bene e magistralmente messo in scena proprio a partire dagli anni Cinquanta.
Un’occasione sprecata?
L’America è anche questo, folkorizzare, ridicolizzare tutti i movimenti politicamente scorretti o contrari allo spirito dei tempi. Una strategia vincente: piuttosto che sconfiggere gli avversari sul campo delle argomentazioni, li si ricopre di ridicolo mettendo in evidenza le frange più estremiste e caricaturali! La corrente è quindi totalmente reazionaria. Non tiene conto del tempo, dei cambiamenti sociali avvenuti nella vita delle coppie, o del semplice fatto che i nostri sistemi economici non offrono più la possibilità a tutti coloro che lo desiderano di potersi dedicare completamente alla propria casa, o che l’indipendenza finanziaria delle donne è necessaria.
Secondo la psicologa Sandra Wheatley che ha studiato questa corrente, si tratterebbe di una risposta all’attuale contesto sociale ansiogeno (guerra, Covid, riscaldamento globale, ecc.). O forse è semplicemente una reazione – un po’ goffa e molto superficiale, è vero, ma comprensibile – ai deliri femministi, stufi della guerra dei sessi imposta da una banda di donne frustrate in preda al risentimento. Perché anche questo provoca ansia!
Audrey D’Aguanno
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