Tragedia a L’Aquila dove un medico ex primario di urologia di Teramo in pensione ha sterminato la famiglia e poi si è suicidato.
La redazione
Quattro corpi senza vita sono stati trovati nel primo pomeriggio di oggi nella villetta della famiglia Vicentini alla periferia dell’Aquila. Sui corpi sarebbero state trovate ferite che portano a pensare al tragico gesto.
L’autore della strage in famiglia sarebbe Carlo Vicentini, un medico aquilano di 70 anni, da poco in pensione. Ha ucciso il figlio 43enne disabile attaccato a un respiratore, la seconda figlia di 36 anni, e la moglie, infine si è suicidato. Il medico li ha uccisi a colpi di pistola, regolarmente detenuta. E’ una delle poche indiscrezioni emerse nella fase dei primissimi rilievi che la Polizia sta effettuando sul posto insieme al magistrato di turno Guido Cocco.
La tragedia, che è avvenuta nel pomeriggio nell’abitazione dell’uomo, ha scosso tutto il paese e anche la città di Teramo dove il medico era molto stimato per il suo lavoro in ospedale.
Maurizio Di Giosia, direttore generale della Asl di Teramo:“Siamo devastati. È una tragedia che non riusciamo a spiegarci: il professor Vicentini era un urologo molto bravo ed apprezzato oltre che un uomo gentile, sensibile e disponibile”.
Ed aggiunge: “Era andato in pensione circa un mese fa, dopo aver fatto un grandissimo lavoro nella nostra azienda, nel reparto di urologia a gestione universitaria, al momento del pensionamento il reparto è tornato a gestione ospedaliera, ma ha continuato con il grande lavoro impostato da Vicentini che era medico ricercato da fuori Teramo e fuori regione”.
Sul posto la Polizia. il medico legale e il magistrato di turno. Sono in corso indagini per chiarire quale possa essere stato il movente del folle gesto.
Secondo quello che trapela, tra le ipotesi più accreditate, quella che alla base della tragedia ci sarebbero le condizioni molto gravi di uno dei due figli. Per questo motivo il professionista, in pensione da circa un mese, avrebbe perso la testa compiendo la strage. Non è ancora chiaro se si sia trattato di un gesto premeditato o di un impulso improvviso incontenibile.
“Anche l’uomo più sano e più sereno può risolversi per il suicidio, quando l’enormità dei dolori e della sventura che si avanza inevitabile sopraffà il terrore della morte.” (Arthur Schopenhauer)
Coloro che decidono per il suicidio sono uomini che hanno perduto la loro immagine, che hanno incontrato uno specchio in frantumi, che non possono più riconoscersi in nulla. Sono stati spogliati della loro stessa immagine.
Se avesse avuto il coraggio di parlarne con qualcuno oggi quello specchio sarebbe ancora intero e la famiglia pure, a volte i grandi uomini vengono sopraffatti dall’orgoglio conquistato con il loro lavoro e non si piegherebbero mai a parlarne con qualcuno, chissà… A volte la colpa è anche di chi osserva e non raccoglie i sintomi del malessere che aleggia nella persona che si ha difronte o con la quale dividi la giornata lavorativa.
Forse questa ennesima tragedia della follia umana poteva essere evitata…
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