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Compie quarant'anni il primo telefono cellulare in commercio

Compie quarant’anni il primo telefono cellulare in commercio, il Dynatac 8000X. 40 anni e non sentirli, o meglio, un’evoluzione durata 40 anni.

Compie quarant'anni il primo telefono cellulare in commercio, Dynatac 8000X

Compie quarant’anni il primo telefono cellulare in commercio, Dynatac 8000X

Mettiamo le cose in prospettiva: 40 anni fa la palma di computer più usato nelle case se la giocavano “i grandi tre”, ovvero Commodore, Tandy ed Apple.

L’ambiente tecnologico all’epoca

Nelle case del 1983 era appena sbarcato il nuovissimo Commodore 64 con la bellezza di 64Kb di RAM, BASIC precaricato in ROM, nato per essere collegato ad un lettore floppy dal prezzo assai simile al computer stesso (che, ricordiamo, era venduto in America per circa 600 dollari dell’epoca e in Italia per quasi un milioncino delle vecchie lire…), un monitor apposito e un lettore di cassette ma che finiva da noi attaccato ad una vecchia TV Mivar con un Datassette “non del tutto originale” per risparmiare qualche prezioso soldino.

I CD musicali erano diventati l’ultima pregevole novità, ma questioni di costo e tecnologia ancora acerba (esistevano da un anno) rendevano vinili e cassette il mezzo di eccellenza per la musica.

Dimenticate Playstation 5, Nintendo Switch e gare online: in America il Nintendo NES sarebbe arrivato solo nell’85, ed in Italia un paio di anni dopo.

Era un mondo molto diverso dal nostro, ma nel quale i concetti di tutto quello che conosciamo si formavano.

I Microcomputer erano diventati Home Computer ed erano pronti a lanciare l’epoca del Personal Computer, il CD si affacciava come mezzo che avrebbe aperto la strada non solo alla musica, ma alla distribuzione di programmi per computer e videogames, e Motorola lanciò qualcosa che avrebbe per sempre rivoluzionato il mondo.

Compie quarant’anni il primo telefono cellulare in commercio, Dynatac 8000X

Arriviamo al 6 marzo del 1983, giorno in cui il Dynatac 8000X entra in commercio.

Parliamo di un “mattone” (il suo soprannome “The Brick”, si traduce così) da  800 grammi e lungo 25 centimetri. Un affare rozzo e pesante, grosso come la faccia di chi lo usava e complicato da usare.

Il suo costo era esorbitante anche rispetto alle funzioni, se paragonato ad un cellulare moderno: te lo portavi a casa per 3995 dollari (al cambio e inflazione, oltre 10000 euro moderni).

Per tale prezzo ottenevi un affare con un display a led solo alfanumerico, una rubrica da 30 numeri e una batteria che con “solo” dieci ore di carica ti dava 40 minuti di telefonata.

Come evidenziato dalle pubblicità d’epoca, un Dynatac “completo” arrivava con un accessorio per la “carica rapida” che prometteva di abbreviare di molto il tempo di ricarica richiesto, ad un decimo.

Cosa simile a quella che accade con la moderna “carica rapida” dei cellulari evoluti, ma che a differenza dello stesso riduceva di molto la durata della batteria provocando surriscaldamenti e a volta corto circuiti.

Ma ipotizziamo che se avevi 4000 dollari dell’epoca per un cellulare, ricomprare nuove batterie fossero bruscolini.

E il punto del Dynatac 8000X era tutto lì: un telefono “portabile” prima di lui era ancora una costosa valigetta, o un affare da inchiodare a vita dentro un’automobile o un camper.

Il primo vero telefono “senza fili” (invero testato da un decennio, ma autorizzato dalla FCC a Settembre per essere venduto a marzo) fu venduto come una «rivoluzione delle comunicazioni» che avrebbe connesso persone lontanissime senza costringerle a improbabili pellegrinaggi presso cabine a gettoni o case di amici e colleghi (vista consueta in Italia almeno fino agli anni ’90 se non oltre).

Al cinema diventa possibile vedere il Dynatac in film come “Wall Street”, dove il suo costo esorbitante e le sue peculiarità lo rendono il “Telefono dei ricchi squali di borsa”, abbastanza abbienti per permetterselo e dalla necessità di restare “connessi” tutto il tempo in un mondo in cui essere il primo a poter ordinare una vendita o un acquisto fa tutta la differenza del mondo.

Caratteristiche tecniche, valore commerciale

Il DynaTAC 8000x era un cellulare basato sul sistema AMPS, lo standard americano della Prima Generazione (in Italia avremmo avuto il TACS). Sorprendentemente longevo, AMPS ha resistito fino agli anni 2000 per essere del tutto dismesso.

Contrariamente a standard moderni, come il 5G reso famoso dalle numerose fake news al suo riguardo, AMPS era un sistema decisamente primitivo e mal sicuro: un DynaTAC pertanto non aveva un audio “pulito” e poteva essere intercettato con una vecchia televisione.

La serie Dynatac fu figlia dell’opera di Martin Cooper  e Rudy Krolopp per Motorola, dopo almeno un decennio di sperimentazione e rimase in commercio fino all’arrivo del MicroTAC del 1989, il modello che tradizionalmente conosciamo nel mercato Italiano, uno dei primi telefoni portatili “compatti” che col sacrificio di dieci minuti di batteria offriva la possibilità di essere riposto in tasca ed una antennina estensibile anziché l’antenna di gomma del DynaTAC 8000x.

Entrambi devono il loro nome all’acronimo per “Total Area Coverage” (“Copertura totale di area”), secondo l’ottimistica previsione che il sia pur limitato sistema di prima generazione AMPS e TACS avrebbe consentito di usare il cellulare in ogni situazione..

Da Bolaffi ancora adesso si può trovare un DynaTAC 8000x con base d’asta a tre zeri: come molti oggetti vintage ad oggi ha il valore che la nostalgia può dargli.

Ed è il padre nobile del cellulare moderno: dal DynaTAC si arrivò al MicroTAC e dal MicroTAC allo StarTAC, primo cellulare ad usare la connettività GSM lanciata da Nokia, entrando così nella seconda generazione mobile.

Foto di copertina di Digtal Museum, 1_04105806490.jpg: CC BY-NC-SA / Heinz Nixdorf MuseumsForum/Jan Braun

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